Continuano a viaggiare tra luci ed ombre l’economia e la società reggiana e, probabilmente, è nel persistere di quest’alternanza che va ricercata la nuova forma di equilibrio raggiunta dopo lo sviluppo lineare degli anni pre-covid e il faticoso superamento delle problematiche innescate dalla pandemia.
Dall’ampio “Rapporto sulla coesione sociale” (il 13°) curato dalla Camera di commercio dell’Emilia in collaborazione con Ifoa, il Comune di Reggio Emilia, la Provincia e il contributo della Fondazione Manodori emerge, infatti, una realtà locale che si presenta con la faccia di una medaglia scintillante e lustra e, sull’altro lato, con opacità legate a malesseri ben affrontati nei sintomi, ma non semplici da sostenere nelle evoluzioni di lungo periodo.
Esempi emblematici vengono dalla demografia, dall’economia e dal lavoro. La popolazione aumenta ormai stabilmente perché la realtà reggiana è attrattiva, ma il tasso di natalità si è pressoché dimezzato negli ultimi 15 anni ed è molto marcato quell’invecchiamento della popolazione che, tra l’altro, allunga i tempi di attesa per l’accesso a residenze per anziani; il Pil aumenta (anche se con indici modesti), ma la manifattura continua a vivere situazioni di evidente difficoltà; il tasso di disoccupazione diminuisce, ma aumenta il ricorso alla cassa integrazione e torna a salire il numero degli inattivi.
“Il quadro – sottolinea il Presidente della Camera di commercio dell’Emilia, Stefano Landi – è molto articolato, ma complessivamente siamo in presenza di un territorio solido nei suoi fondamentali e reattivo di fronte alle criticità, come dimostrano, tra l’altro, l’aumento del reddito reale disponibile per le famiglie e il rafforzamento dei servizi che affrontano le situazioni di disagio sociale, in particolare giovanile”.
“La stessa espansione del Pil – aggiunge Landi – è testimonianza di questa solidità e capacità di reazione, perché è maturata in presenza di uno scenario internazionale che, insieme ai gravi conflitti che l’hanno connotato, ha visto importanti cedimenti delle economie di Paesi che rappresentano partner importanti per il nostro tessuto imprenditoriale”.
Il Rapporto camerale, curato anche per il 2024 da Gino Mazzoli, psicosociologo dell’Università Cattolica, va ad approfondire, ancora una volta, i movimenti più rilevanti registrati nell’economia e nella società reggiana.
Le principali indicazioni del rapporto
Demografia. La popolazione continua ad aumentare
Dopo la fase di rallentamento legata alla pandemia, la popolazione della provincia di Reggio Emilia ha ripreso a crescere in modo stabile, superando i livelli pre-Covid. Nel corso del 2024 si è registrato un incremento di circa 2.200 residenti (erano stati 2.300 in più anche nel 2023) , che ha portato la popolazione complessiva a 531.000 abitanti, il valore più alto mai raggiunto nella provincia.
“La crescita demografica registrata nel 2024 – spiega il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – non è stata comunque sostenuta dal saldo naturale (il rapporto nascite/decessi), che resta negativo per circa -1.900 unità, ma è interamente attribuibile al saldo migratorio, stimato attorno a +4.000 persone tra movimenti interni e provenienze dall’estero”.
Dopo il crollo del 2020 e 2021 (gli anni del Covid), Reggio Emilia è dunque tornata ad attrarre popolazione straniera e nel 2024 si è registrato il più alto numero di acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di cittadini di origine straniera, vale a dire 4.538.
Aumenta, nel frattempo, l’età media della popolazione, con un numero di anziani (65-79 anni) e di grandi anziani (over 80) che è aumentato di quasi 16.000 unità in un anno, portandosi a quota 121.500.
“Ciò nonostante, in linea con l’andamento regionale e in controtendenza rispetto a quello nazionale sottolinea Mazzoli – si osserva una leggera diminuzione dell’indice di dipendenza strutturale, che misura il rapporto tra popolazione in età non attiva (under 14 e over 65) e popolazione in età lavorativa. Questo dato suggerisce che, pur in un contesto di invecchiamento, la struttura demografica reggiana rimane più equilibrata e sostenibile”.
Fra i dati più interessanti del Rapporto spicca la “rivincita” del medio Appennino in termini di movimenti demografici, con il comune di Casina che registra un incremento dei residenti del 3,7% ( 200 in più e in massima parte persone piuttosto giovani, con il 62,0% che ha meno di 50 anni) e quello di Viano che aumenta del 2,6% (86 residenti in più).
Economia. Crescita del Pil in rallentamento. Soffre l’industria
Replicando il risultato dell’anno precedente, nel 2024 il Pil reggiano è aumentato dello 0,4%; un valore che corrisponde circa alla metà di quello registrato nei dei due anni precedenti il Covid.
“Un rallentamento – spiega il Presidente della Camera di commercio, Stefano Landi – pressoché interamente attribuibile al calo delle esportazioni, il cui valore si è abbassato di circa 900 milioni di euro rispetto ai 14 miliardi del 2023”.
“La conferma – sottolinea Landi – viene dalla flessione dello 0,4% del valore della produzione della manifattura, l’unico comparto che ha segnato un calo rispetto al 2023, mentre gli altri settori (costruzioni, agricoltura e servizi) sono apparsi tutti in aumento con indici che vanno dal +0,9 al + 2,2%”.
Le previsioni per il 2025 – osserva Landi – indicano una crescita del Pil che dovrebbe attestarsi allo 0,5%, con una lieve ripresa anche delle piccole e medie imprese dell’industria e un rallentamento del calo che abbiamo sin qui registrato sui mercati esteri; per una crescita un po’ più robusta occorrerà comunque attendere il 2026, con previsioni che indicano un possibile aumento dell’1,0%”.
Continua intanto a scendere il numero delle imprese attive in provincia, scese a 47.379 a fine 2024; “la diminuzione – sottolinea Landi è proseguita anche quest’anno, tanto che alla fine del settembre scorso se ne contavano 46.926”. “Non è un dato allarmante – spiega il presidente della Camera di Commercio -, ma occorre guardare con attenzione soprattutto alla flessione di quelle che operano nel commercio (4,0% in meno dal 2022 al 2024), perché svolgono spesso un ruolo di presidio fondamentale anche in territori marginali che potrebbero trovarsi in carenza di servizi essenziali per la vita delle comunità”.
“Come Camera di commercio – prosegue Landi – negli ultimi due anni (2024/2025) abbiamo messo a disposizione delle imprese quasi 16 milioni di euro per investimenti che riguardano, in particolare, l’innovazione, l’internazionalizzazione, la valorizzazione del territorio e l’efficientamento energetico, ma riteniamo indispensabile che in queste direzioni si spingano più incisivamente le necessarie politiche economiche nazionali”.
Lavoro. Scende il tasso di disoccupazione, ma aumenta la precarietà.
Dopo il negativo rimbalzo del 2023 (dal 4,2 al 5,0%), nel 2024 il tasso di disoccupazione si è portato al 3,5%, il dato migliore degli ultimi otto anni.
La situazione relativa al mercato del lavoro non è però lineare. “La dinamica – osserva Gino Mazzoli – è stata molto simile a quella osservata durante il periodo pandemico, caratterizzata da un contemporaneo calo degli occupati (2.400 in meno) e dei disoccupati (3.900 in meno), accompagnato da un aumento del numero di inattivi, che si sono riportati oltre le 97.000 unità”.
“Si tratta – spiega Mazzoli – di un andamento altalenante, che sembra riflettere una maggiore volatilità rispetto agli anni precedenti e identifica il 2024 come un anno di incertezza economica e occupazionale, rimarcata anche da un aumento della precarietà del lavoro che persiste, tanto gli iscritti alle liste di disoccupazione sono aumentati di 3.000 unità in un anno (+6,0%) e che in quattro anni ben 25.000 contratti di lavoro a tempo indeterminato sono stati sostituiti, in gran parte, da contratti a tempo determinato o di natura più flessibile”.
Situazione delicata, dunque, nell’ambito della quale si evidenzia anche un forte aumento del ricorso alla cassa integrazione (+136,0% nel 2024) che si è protratto anche nei primi tre mesi del 2025, “evidenziando anch’esso – osserva Mazzoli – una condizione di lavoro intermittente e più precario”.
Reddito delle famiglie. Valori reali oltre l’inflazione.
Dopo due anni consecutivi di calo, nel 2024 è tornato in terreno positivo il reddito reale delle famiglie reggiane.
Non c’è stato, in sostanza, l’effetto erosivo dell’inflazione che nel 2022 e nel 2023, pur a fronte di un reddito nominale in aumento, rispettivamente, del 7,0% e del 4,8%, aveva determinato un calo del potere d’acquisto reale delle famiglie (-0,9 e -0,4%).
Al +2,1% di aumento nominale, nel 2024 ha corrisposto un aumento del reddito reale dell’1,4% per le famiglie reggiane.
“Tuttavia – spiega Gino Mazzoli -, questo dato aggregato non tiene conto della distribuzione interna del reddito, e dunque non esclude un possibile ampliamento delle disuguaglianze, con alcune fasce della popolazione che potrebbero aver visto peggiorare la propria condizione economica”.
Un’osservazione che, a maggior ragione, fa i conti con una riduzione drastica dei beneficiari delle misure di integrazione al reddito. “Con il passaggio dal Reddito e Pensione di Cittadinanza, al Reddito di Emergenza durante la pandemia, e successivamente all’Assegno di Inclusione – spiega Mazzoli – il numero di persone raggiunte da questi strumenti è passato da circa 26.000 a meno di 4.000, e questo dato apre interrogativi importanti sulla tenuta economica delle fasce più fragili della popolazione e invita a riflettere su come i nuclei esclusi dai nuovi strumenti di sostegno riescano oggi a far fronte alle difficoltà economiche”.
Socio-sanitario. In aumento le depressioni.
In ambito socio-sanitario si conferma un malessere, soprattutto giovanile, che non accenna a diminuire.
“Al contrario – spiega Mazzoli – negli ultimi anni registriamo una crescita costante del numero di utenti in carico ai Servizi di Salute Mentale, con un aumento particolarmente marcato nell’area della Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli utenti minorenni presi in carico sono aumentati di circa il 25,0%, un ritmo di crescita più che doppio rispetto a quello dei servizi dedicati agli adulti”.
Le persone trattate dai servizi di Psichiatria dell’Ausl di Reggio Emilia sono state 23.950 nel 2024 (la metà rappresentata da minori) , vale a dire 1.138 in più rispetto al 2023.
“All’interno della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – osserva Mazzoli – , le patologie più diffuse riguardano i disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e dello spettro autistico, che insieme rappresentano circa il 60,0% delle diagnosi complessive. Negli ultimi due anni si segnala un forte incremento dei disturbi dell’attenzione (+50,0%) e una crescita del 30,0% dei casi di autismo, confermando la crescente complessità del disagio psicologico e cognitivo in età evolutiva”.
La risposta delle istituzioni reggiane, insieme al lavoro delle tante realtà del privato sociale, sembra reggere la sfida lanciata da vecchie e nuove fragilità, sebbene siano ancora in crescita altre emergenze, soprattutto nell’ambito delle malattie croniche.
In particolare, sono in aumento continuo le neoplasie e le depressioni, che colpiscono, rispettivamente, il 6,4 e il 6,3% della popolazione.
I dati sono in linea con quelli regionali, ma colpisce, comunque, quello relativo alle depressioni nella popolazione anziana, con oltre 16.000 casi (su un totale di 33.000) tra gli over 69 anni. Sin troppo facile ipotizzare che molto sia dovuto a condizioni di solitudine, visto che gli anziani rappresentano tanta parte di quel 40,0% di nuclei unipersonali che costituiscono il panorama familiare reggiano.
I COMMENTI
Leonello Guidetti, Presidente Fondazione Manodori: “indicatori importanti per focalizzare le priorità”
“La Fondazione Manodori è parte di una comunità, un organismo complesso che sta cambiando molto velocemente e che esprime istanze e bisogni nuovi e diversificati. Cerchiamo di concentrare il nostro impegno ad ascoltare, a cercare di comprendere le esigenze della nostra comunità, ponendo attenzione alle persone fragili, alle situazioni di disagio e alle categorie deboli. E i risultati di questo Rapporto sulla coesione sociale sono un indicatore importante e ci aiutano a focalizzare le priorità, a volte inespresse, per rispondere ed intervenire in modo efficace”.
Marco Massari, Sindaco di Reggio Emilia: “Reggio non teme la complessità e le sfide della modernità”
“I dati del Rapporto sulla Coesione Sociale ci restituiscono l’immagine di una comunità attraversata da fiducia e da sofferenze.
Come amministrazione siamo impegnati affinché servizi e politiche intercettino i bisogni nuovi di cittadini e imprese, riconoscendo le fragilità che si manifestano e affrontando con decisione il nodo delle diseguaglianze, dell’esclusione, che segna in profondità il tempo che stiamo vivendo. La forza di una comunità non si valuta solo dal PIL, ma dalla cura che dedica alle persone – soprattutto alle più vulnerabili – e dalla qualità della vita che sa generare. In questo senso la recente classifica di Italia Oggi, insieme all’Università La Sapienza di Roma, sulla qualità della vita ci incoraggia a proseguire il percorso intrapreso e la fotografia approfondita che presentiamo ci offre strumenti preziosi per orientare in modo ancora più mirato le nostre azioni. Reggio Emilia è una città che non teme la complessità, né le sfide della modernità, sceglie di trasformarle in una responsabilità condivisa fondata su crescita sostenibile, cura della città, cura delle persone.”
Giorgio Zanni, Presidente Provincia di Reggio Emilia: “La politica deve fare squadra”
“Il Rapporto di coesione sociale ci ricorda quanto il Terzo Settore e il sistema cooperativo, unitamente al sistema produttivo e a quello dei servizi pubblici legati alle nostre amministrazioni, siano pilastri essenziali della tenuta socio-economica del nostro territorio.
La quotidiana battaglia contro le vecchie e nuove fragilità ed emarginazioni economiche e sociali, contro vecchie e nuove povertà, contro la marginalizzazione e lo spopolamento – soprattutto nelle aree interne e montane – così come l’inclusione delle persone più fragili e il sostegno locale, sono tratti distintivi del lavoro quotidiano delle nostre pubbliche amministrazioni.
Accanto ai dati economici, questo rapporto è per noi uno strumento fondamentale, un patrimonio di analisi e di relazioni che rende più consapevole e puntuale la lettura delle esigenze reali di cittadini e imprese, e ci ricorda che nessuno può affrontare da solo sfide importanti e decisive come l’invecchiamento della popolazione, la denatalità, la gestione dei fenomeni migratori, il rapporto con i giovani o la precarietà del lavoro.
Per questo, alla politica spetta un compito preciso: fare squadra, mantenere unito l’ecosistema economico e sociale, creare le condizioni affinché ciascun attore – pubblico, cooperativo, imprenditoriale – possa contribuire al bene comune. Solo così possiamo garantire coesione, opportunità e futuro al nostro territorio”.



















