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Cna Bologna: ammortizzatori sociali e ristori insufficienti


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Foto di Loufre da Pixabay

“Senza una profonda revisione del meccanismo dei contributi a fondo perduto, meno di un quarto delle imprese che hanno subito riduzioni del fatturato nel 2020 potrà accedere ai benefici, con un importo medio inferiore ai mille euro. Un risultato inaccettabile per migliaia di artigiani e piccole imprese bolognesi schiacciate da una crisi economica senza precedenti e che ripongono grandi aspettative rispetto alle assicurazioni annunciate da esponenti del Governo sul sostegno alle attività economiche. Lo scostamento di bilancio è stato approvato dal Parlamento tre mesi fa e ancora non c’è il provvedimento sui ristori”.

E’ il commento di Claudio Pazzaglia, Direttore Generale Cna Bologna, preoccupato per i primi dati 2021 che provengono dal mondo delle piccole imprese e degli artigiani bolognesi.

“Dal nostro osservatorio, abbiamo dati che ci parlano del 25% delle piccole imprese che stanno ancora usufruendo degli ammortizzatori sociali. E continueranno ad usarli anche in marzo dal momento che siamo in zona rossa almeno fino a Pasqua. A noi risulta che le persone a casa a zero ore siano il 6% di chi lavora nelle pmi e dagli artigiani, mettendo a rischio circa 19.700 posti di lavoro dipendente nonché 3.700 posti di lavoratori autonomi. E dobbiamo tenere conto della moratoria dei licenziamenti fino a ottobre per le microimprese, con ristori che non possono assolutamente soddisfare le aziende. Insomma anche il 2021 si annuncia decisamente in salita per le imprese di più piccole dimensioni”.

Oltre al superamento, finalmente, dei codici Ateco, la Cna ritiene fondamentale due criteri per assicurare contributi in modo equo e coerente ai pesanti effetti della pandemia: eliminare la rigidità della soglia della flessione del fatturato superiore al 33% e ampliare il periodo di riferimento ben oltre le media di un singolo mese.

Simulazioni effettuate dal Centro Studi della Cna nazionale sulle contabilità di 12mila imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro evidenziano che nel 2020 l’81,2% delle imprese ha registrato diminuzioni del giro d’affari ma solo una impresa su quattro ha accusato una perdita superiore al 33% rispetto all’anno precedente. Oltre il 75% delle imprese, pur avendo registrato una significativa flessione del fatturato spesso non lontana da un terzo, sarebbe quindi escluso dai nuovi indennizzi. La Cna invita il Governo a cancellare il 33% sostituendolo con un meccanismo di decalage, che riduca progressivamente il beneficio. E’ necessario, quindi, ampliare il periodo sul quale commisurare gli indennizzi e concentrare il ristoro soprattutto sulle imprese più piccole maggiormente colpite dalla pandemia.