«La situazione è drammatica e gli imprenditori si sentono ormai abbandonati dalle istituzioni: è urgente mettere in condizione le attività di resistere, consentendo loro di lavorare e ricevere adeguate indennità compensative, perché il rischio di perdere pezzi rilevanti di economia locale non è mai stato così concreto. Questo avrebbe conseguenze drammatiche in termini di perdita di posti di lavoro e di vivibilità delle nostre comunità. A questo si aggiunge il pericolo di infiltrazioni malavitose con il ricorso all’usura e di aumento della microcriminalità, favorito dalla desertificazione dei nostri centri storici»
Così Confcommercio e Confesercenti, a conclusione dell’incontro di ieri pomeriggio in Prefettura, dove alla dr.ssa De Angelis, reggente dell’Ente, sono state consegnate le oltre 500 firme di altrettanti imprenditori modenesi, raccolte in pochi giorni attraverso la petizione #FATECILAVORARE!
«Alla dr.ssa De Angelis – puntualizzano Confesercenti e Confcommercio – abbiamo rappresentato il fondato timore sulla tenuta di interi comparti, chiedendo alle Istituzioni di cambiare registro: nel rispetto delle misure di sicurezza varate, tutti le aziende del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona devono poter lavorare».
«Come abbiamo sottolineato ieri in Prefettura – attaccano i Presidenti delle due Associazioni – disappunto e rabbia sono i sentimenti dei nostri imprenditori, fiaccati anche dai continui stop and go e dai confusi ed intempestivi avvii di adozione dei provvedimenti, che non lasciano alle aziende la possibilità di organizzare il proprio lavoro, cosicché tante sono in enorme sofferenza, a partire dai pubblici esercizi, per i quali risulta incomprensibile il divieto di poter effettuare servizio a cena».
«Ci sono – prosegue la nota – intere filiere economiche a rischio: bar, ristoranti, il comparto del turismo, dell’intrattenimento, dei fieristi, del fitness, così come il commercio extralimentare: dettaglianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che, pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter rimanere aperti, non beneficiano di alcun adeguato sostegno. I piccoli negozi – affermano Confesercenti e Confcommercio – sono stati penalizzati dai vincoli alla mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart working, mentre quelli posti nelle gallerie dei centri commerciali sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi. I numeri sono drammatici, con cali di fatturato annuo anche superiori all’80%. Il commercio modenese ha perso 800 milioni di ricavi nel 2020, la ristorazione altri 750 milioni. Sono a rischio chiusura oltre 3 mila imprese delle 18 mila attive nel terziario: riteniamo non sia accettabile che le nostre categorie siano le sole a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, un sacrificio economico e sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative».
«Alla dr.ssa De Angelis – conclude la nota – abbiamo chiesto che si possa rendere interprete di rappresentare questo stato di sofferenza al Governo affinché ne tenga debito conto nei provvedimenti che andrà ad assumere: siamo convinti rientri tra i compiti primari dello Stato garantire la sopravvivenza ed il futuro alle imprese del terziario e dei servizi e salvaguardarne la tenuta occupazionale».