Nell’ultimo giorno di Cersaie la protagonista della Lezione alla rovescia è stata Silvia Camporesi. La prima donna nella storia dell’iniziativa e la prima fotografa dopo una lunga serie di designer. A introdurre l’artista forlivese, sul palco dell’Europauditorium davanti a una platea di un migliaio di studenti delle scuole superiori, è stato il presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani: «Se vogliamo rimanere leader in tutto il mondo dobbiamo studiare, formare nuove generazioni in grado di pensare e fare prodotti più belli degli altri – ha detto ai ragazzi -. Serve una platea di giovani come voi che si impegni, si prepari, acquisisca competenze e abbia voglia di fare le cose». Per Savorani l’importanza della formazione è ancora maggiore vista la rivoluzione digitale in corso: «Dobbiamo capire come formare i giovani davanti all’evoluzione tecnologica, che è velocissima».
Un tema, quello della continua applicazione, che ricorre nel metodo di Silvia Camporesi, che considera le regole alla base del lavoro di ogni artista: «Le regole per un artista sono fondamentali: dimentichiamoci dell’artista genio e sregolatezza, l’artista è un operaio». Camporesi ha ripercorso la sua carriera, partendo dal suo primo lavoro in assoluto, Virginia: era il 2000. «Ho iniziato da casa di mia nonna. Fotografavo soprattutto gli oggetti, nelle foto lei è sempre sullo sfondo: cercavo di raccontare qualcosa di personale. Con queste immagini ho cominciato a presentarmi, bussando alle porte delle gallerie». Poi la sua carriera si è evoluta e l’obiettivo successivo è diventato più ambizioso: «Io sono un’appassionata di cinema e un film è una pellicola di fotogrammi. Ho pensato che sarebbe stato bello riuscire a raccontare una storia attraverso una sola immagine», ha spiegato presentando Un diverso stato, un lavoro del 2004 su due gemelli autistici francesi capaci di individuare numeri primi lunghi fino a venti cifre. Un risultato ottenuto con due manichini, ritratti di spalle su cui erano scritti tanti numeri.
La Lezione alla rovescia prevedeva, anche quest’anno, la possibilità per un gruppo di giovani sul palco di intervistare l’artista, ma qualche domanda è arrivata pure dalla platea. C’è stato chi le ha chiesto di spiegare il suo metodo di lavoro, chi un chiarimento su determinate scelte artistiche presenti in alcuni lavori, chi era interessato a capire come si svolge oggi la relazione tra fotografia e pittura. O anche, quanto conta la postproduzione nel lavoro di una fotografa. E nella risposta, si capisce quanto la rivoluzione tecnologica abbia stravolto anche la vita artistica dei fotografi: «Un tempo ce n’era pochissima, ma con il digitale la postproduzione è diventata fondamentale. Photoshop è qualcosa con cui tutti i fotografi devono confrontarsi». Per fare un esempio ha preso un lavoro, La Terza Venezia, in cui sono ritratti alcuni monumenti del capoluogo veneto. In realtà si tratta di riproduzioni: «Ho scattato le foto a Rimini, nella Venezia in miniatura, e ho fotografato in prospettiva i palazzi come se fossero reali».