L’architetto cileno di fama internazionale Sebastian lrarrazaval è stato uno dei protagonisti del programma ‘Costruire abitare pensare’, con uan lezione che si è tenuta martedì 26, la seconda giornata del Cersaie 2017.
L’intervento dell’archistar sudamericana è stato introdotto dallo storico dell’architettura e docente allo IUAV di Venezia, Francesco Dal Co, che ha ripercorso i tratti e la storia della scuola di architettura cilena – che da alcuni decenni è una delle più vivaci e interessanti del mondo – e specificamente di quella di Irarrazaval. «Le opere di Irarrazaval – ha spiegato Dal Co – sono da un lato intrise del rigore tipico del modo di costruire degli architetti cileni, dall’altro si caratterizzano per una straordinaria libertà nell’usare i materiali e nell’inventare le tipologie e trarre le suggestioni che provengono dai territori in cui le sue costruzioni vengono realizzate».
Nella sua conferenza Sebastian Irarrazaval ha raccontato con grande partecipazione, tramite immagini delle sue opere, la sua idea di architettura e le influenze che lo hanno segnato professionalmente, fra cui quella del filosofo tedesco Martin Heidegger.
«L’architettura – ha spiegato l’architetto – è una disciplina che costruisce ponti e che deve dialogare con la natura, l’ambiente in cui è immersa e anche le altre discipline artistiche. L’architettura deve costruire legami. In questo senso – ha proseguito – si può dire che l’architettura sia una disciplina religiosa, proprio nel suo senso etimologico di re-ligare».
Insomma una visione, quella espressa da Irarrazaval, che chiama in causa le connessioni e la capacità di connettersi, con il divino, con il contesto, il dentro con il fuori. «Per me questa idea è la più importante», ha precisato. Ma con cosa si connette l’architettura? Risponde Irarrazaval: «Deve collegarsi con il suo tempo e la sua cultura e connettere gli ambienti ad esse. La differenza fra una costruzione banale e una di valore sta tutta qui». Un’immagine su tutte rende chiaro, per il progettista cileno, in cosa consista il suo lavoro, come quello di ogni altro architetto: «Siamo come direttori di orchestra o anche dei drammaturghi – ha raccontato -, che nei loro gesti e in tutto quello che fanno si pongono come guardiani dell’unità, costruiscono sempre unità. E questo è ciò che ho cercato di fare in tutti i miei progetti e istallazioni». È noto, del resto, come Irarrazaval sia anche molto legato al mondo del teatro, per cui ha realizzato alcuni allestimenti e scenografie. L’architetto sudamericano ha poi mostrato attraverso immagini come questa sua idea del costruire si sia materializzata in concreto, in palazzi pubblici, abitazioni e monumenti.