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Il pluripremiato architetto spagnolo Garcìa-Abril protagonista a Cersaie 2013


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Anton-Garcia-AbrilLa vera architettura non ha nulla a che vedere con le mode. È l’espressione di regole immutabili, quelle del peso, dell’equilibrio, della forza di gravità. Lo stile di Anton Garcìa-Abril è così. Indifferente alle tendenze del momento, si offre come una serie di ragionamenti sui fondamenti stessi del costruire. Stamattina Francesco Dal Co, architetto e professore alla IUAV di Venezia, ha presentato con queste parole il grande architetto spagnolo al pubblico di Cersaie. “Anton è uno dei più intelligenti interpreti di oggi, autore di strutture che paiono primordiali, radicate in ciò che l’architettura è sempre stata”.

Tanti gli esempi di questo atteggiamento esposti dallo stesso Garcìa-Abril nel corso della conferenza. L’architetto, cofondatore dello Studio Ensamble e professore presso la Scuola di Architettura e pianificazione del MIT (Massachusetts Institute of Technology), ha illustrato con immagini e video i processi creativi e le fasi di realizzazione di alcune delle sue maggiori opere, a partire dal Balancing Act, l’installazione presentata alla Biennale di Venezia del 2010, e dall’Hemeroscopium House di Madrid, “dove – ha spiegato l’architetto – il gioco di contrasti tra leggerezza e massa della materia dà luogo a una costruzione essenziale, espressione del puro linguaggio dell’architettura”. Inusuale anche la soluzione per la Reader’s House di Madrid, nella quale undici ponti collegano trasversalmente le strutture esistenti, che non erano modificabili, imponendo un nuovo ordine spaziale.

Di grande originalità il processo che ha portato alla creazione del cosiddetto ‘Tartufo’, realizzato sulla Costa da Morte, sulla costa atlantica della Spagna, frutto di una “interpretazione artificiale che emula le conformazioni naturali, in un dialogo con ciò che la natura stessa impone”. L’accostamento e la distinzione tra naturale e architettonico è del resto un tema decisivo nella poetica di Garcìa-Abril, che ripropone questo dualismo anche nell’Ecumenic Church di Valencia. C’è tutto il “primitivo fascino dell’essenza e dell’ordine architettonico” nell’edificio della Sociedad General de Autores y Editores (Sgae) realizzato a Santiago de Compostela, in cui il richiamo a enormi pietre rende evidente l’ispirazione a Stonehenge. Centra in pieno l’obiettivo anche il Cervantes Theatre di Città del Messico, “uno spazio intimo in una città esplosiva”, sprofondato nel suolo per trenta metri e sovrastato “da una struttura rigida ma leggera, rigorosa espressione di una logica matematica”, in cui la luce penetra disegnando uno spazio essenziale ma accogliente.

L’idea del Big Bang, del gesto originario, è invece alla base di tre nuovi progetti dello studio Ensamble, in corso di elaborazione. Il primo è una realizzazione astratta, il Contemplation Pavillon di Shanghai: un monolite senza forma, spazio, né luce, “privo di qualsiasi elemento architettonico”. Le Lab Towers, a Zhengzhou, saranno due torri differenti ma concepite dalla medesima genesi, l’esplosione del nucleo in parti differenti che disseminano tutta la struttura. Infine la proposta di espansione del Mit Campus di Cambridge, un progetto che si svilupperà verso l’alto, seguendo una logica di interconnessione tra tutte le sue parti, proprio come si sviluppa oggi il sapere nelle diverse discipline.