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Lesce (Federmacchine): “Le aziende devono ripartire”


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“Lo abbiamo già scritto al Presidente di Confindustria Boccia e ai rappresentanti delle istituzioni. Ora ritengo necessario condividere il nostro grido d’allarme con l’opinione pubblica: dobbiamo ripartire al più presto, non oltre la data del 13 aprile, se vogliamo evitare il collasso irreversibile del nostro sistema economico”.

Così Giuseppe Lesce, Presidente di Federmacchine, la Federazione italiana delle aziende produttrici di beni strumentali – che comprende anche ACIMAC (costruttori macchine per la ceramica) e UCIMA (costruttori macchine packaging) – che rappresenta un fatturato complessivo di 50 miliardi di euro, con una vocazione all’export altissima (vicino al 70%) e un’occupazione di 200.000 addetti, suddivisi in oltre 5.100 aziende sul territorio nazionale.

Lesce segnala che ogni giorno aumenta la preoccupazione delle imprese rispetto alle decisioni del Governo, che continua a prestare attenzione unicamente al contenimento del Covid-19 traducendolo in eliminazione di ogni contatto fisico e, di conseguenza, nel blocco delle attività produttive. Gli esperti indicano però che la cancellazione totale dell’epidemia sarà un risultato di medio-lungo periodo (c’è chi parla di svariati mesi e persino di anni).

“Non è pensabile fermare ulteriormente gran parte dei processi produttivi – ammonisce Lesce – pensando di compensarli finanziariamente, per i limiti del bilancio statale e per l’interconnessione mondiale di tutta l’economia. Non possiamo dimenticare che molti Paesi, in primis la Germania, principale concorrente dei settori che rappresento, stanno continuando l’attività produttiva. Significa per noi una oggettiva erosione di quote di mercato faticosamente costruite nel tempo con la perdita di commesse e clienti a vantaggio di chi non si sta fermando”.

Per questo Federmacchine auspicava con forza che il Governo concedesse alle aziende di tutti i settori manifatturieri di ripartire già da lunedì 6 aprile, a condizione ovviamente che fossero garantite le misure di igiene e sicurezza a tutela del personale. “Vogliamo dire al Governo che non possiamo perdere un giorno in più. Il 13 aprile è la nostra last call per la sopravvivenza – avverte Lesce – in quanto ritengo che una pausa più lunga rappresenterà per moltissime aziende la fermata definitiva. Siamo inoltre convinti che la piena ripresa dell’attività produttiva, nel rispetto delle norme sanitarie, non sia affatto in contrasto con la sfida sanitaria in atto”.

I settori che realizzano beni strumentali (macchine e impianti) per tutte le filiere produttive hanno indubbiamente una centralità strategica della quale Federmacchine, in questa fase di crisi, sente tutta la responsabilità. “Segnalo infine – chiosa Lesce – un problema oggettivo di coesione sociale, cioè di tenuta complessiva della società che deve tornare ad essere gestito con cura e responsabilità politica e non affidata esclusivamente ad una logica medico-sanitaria”.